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Alighieri, Dante (1265-1321)

La Divina Commedia di Dante. Con gli argomenti, allegorie, e dichiarazioni di Lodovico Dolce aggiuntovi la Vita del Poeta, il Rimario, e due indici utilissimi Bergamo, Pietro Lancillotti, 1752

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Alighieri, Dante (1265-1321). La Divina Commedia di Dante. Con gli argomenti, allegorie, e dichiarazioni di Lodovico Dolce aggiuntovi la Vita del Poeta, il Rimario, e due indici utilissimi . Bergamo, Pietro Lancillotti, 1752

In-12° (mm 140x80). [6], XXIV, 640 pagine. Al frontespizio marca tipografica incisa su legno. Iniziale silografiche ornate. Numerosi finalini silografici. Legatura ottocentesca in pergamena su cartone, titoli manoscritti al dorso. Tagli spruzzati in rosso. Esemplare in discreto stato di conservazione, con segni di antico restauro al margine inferiore del frontespizio. Fori di tarlo al margine interno bianco delle prime tre carte, e delle ultime quattro, con conseguente perdita, in queste ultime, di alcune lettere; piccole macchie di inchiostro alla pagina 359.

Provenienza: Gregorio Mosca - Napoli (doppia nota di possesso manoscritta al frontespizio, di cui una a coprire una precedente annotazione già abrasa, con data 1836); l'architetto sanremese Carlo Gastaldi (1862-1934; firma di possesso 'C. Gastaldi S. remo' e timbro al recto della carta di guardia anteriore; ex libris al contropiatto anteriore); Paolo Cagna Ninchi (ex libris al contropiatto anteriore).

Ricercata edizione, curata dall'abate Pier Antonio Serassi, che ripropone il commento di Lodovico Dolce, apparso per la prima volta nella Commedia giolitina del 1555. Il testo è rivisto e accresciuto grazie alla consultazione di un codice appartenente al tempo a monsignor Albani, arcidiacono della Cattedrale di Bergamo. L'edizione - la prima della Commedia stampata a Bergamo - comprende, oltre al poema dantesco, la lettera dedicatoria indirizzata dall'abate Serassi al conte Girolamo Sottocasa in data 24 luglio 1752, la Vita di Dante, redatta dallo stesso curatore, e alcuni estratti dalla Ragion Poetica di Gravina.

Dietro il nome di Pietro Lancellotti - stampatore del volume - si nasconde l'erudito ecclesiatico Jacopo Migliorini (1703-1781), detto anche abate Calisto. Nel 1741 il Lancellotti aprì la sua tipografia in Borgo San Leonardo in Città, alla cui impresa Serassi collaborò intensamente fin dal 1745. In pochi anni i due liceziarono numerose edizioni di opere di Pietro Bembo (1745), Petrarca (1746), Poliziano (1747), Bernardo Tasso (1749), tutte distinte dalla presenza di una documentata vita dell'autore.

De Batines I, pp. 111-112; Mambelli, n. 63.

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