Piranesi a Roma

Piranesi a Roma

Giovanni Battista Piranesi (4 ottobre 1720 - 9 novembre 1778) era di origini venete, ma fu a Roma che si affermò come il più grande incisore del Settecento. Suo padre era scalpellino e capomastro, mentre la madre era la sorella maggiore di Matteo Lucchesi, eminente architetto e ingegnere con legami aristocratici. Era quasi naturale che Piranesi venisse avviato alla carriera di architetto, iniziando come apprendista presso lo zio a Venezia. Lì Giovanni Battista imparò anche il "mestiere" e l'arte della scenografia, acquisendo familiarità con i principi dell'illuminazione e della creazione di effetti drammatici attraverso la prospettiva: abilità e comptenerze che avrebbero avuto un grande impatto nel suo lavoro.

Davanti alle difficoltà di procurarsi un lavoro a Venezia, negli anni Quaranta del XVIII secolo Piranesi si trasferì a Roma, dove lavorò come disegnatore per Marco Foscarini, l'ambasciatore veneziano di papa Benedetto XIV. Trascorse un breve periodo anche nello studio del pittore Giovanni Battista Tiepolo (1696-1770) e affinò la sua formazione, nel campo dell'incisione e dell'acquaforte, con il vedutista Giuseppe Vasi (1710-1782). Nonostante queste esperienze si considerò sempre un architetto, e fu nelle costruzioni di Roma - contemporanee, ma soprattutto antiche - che trovò la sua più grande fonte di ispirazione, come scrisse in seguito:

Quando ho visto a Roma come la maggior parte dei resti di edifici antichi giacessero disseminati tra giardini e campi arati dove di giorno in giorno diminuivano, o consumandosi o venendo estratti per rubarne frammenti per nuove costruzioni, ho deciso di preservarli per mezzo di incisioni. Ho quindi disegnato queste rovine con tutta la raffinatezza possibile. (citato in AH Mayor, Giovanni Battista Piranesi , New York 1952, p. 8)

La prima pubblicazione in assoluto di Piranesi, Prima parte di Architettura e Prospettive, apparve nel 1743, quando aveva appena 23 anni. Quest'affascinante opera è una testimonianza del primo incontro del giovane artista-architetto con le antichità di Roma e del suo tentativo di catturarne, in forma visiva, tutta l'immensità. La collezione di tavole di templi, palazzi e rovine - che include anche una prigione - è resa con una tecnica varia, che spazia da una rigorosa linearità a forme più fluide, mantenendo però sempre limpido e immacolato il gusto del dettaglio. Un segnale già chiaro della grandezza a venire.

Il giovane Piranesi stava già testando la possibilità stessa di rendere accuratamente i suoi incontri con l'architettura classica. Nelle pagine dedicatorie infatti spiegava: «Queste rovine parlanti hanno riempito il mio spirito di immagini che disegni accurati, anche come quelli dell'immortale Palladio, non sarebbero mai riusciti a trasmettere, sebbene me le tenessi sempre davanti agli occhi. Avendo quindi l'idea di presentare al mondo alcune di queste immagini, ma non sperando in un architetto di questi tempi che potesse eseguirne efficacemente alcune... non sembra esserci ricorso che per me o qualche altro architetto moderno per spiegare le sue idee attraverso i suoi disegni”.

La prima edizione della Prima Parte fu stampata nel 1743 e comprendeva tredici tavole, oltre a una dedica tipografica. Piranesi non pubblicò mai una Seconda parte, ma negli anni successivi incise altre tavole simili a quelle originali e rivide l'intera opera. Tra il 1743 e il 1749 apparvero sul mercato sei diverse tirature della prima edizione. Negli anni Cinquanta e Sessanta del Settecento apportò alcune modifiche alle tavole e, nel 1761 - quando finalmente si trasferì in una grande casa in Strada San Felice, dove pubblicò e vendette le sue stampe per il resto della sua vita - la seconda edizione della Prima Parte poteva dirsi pronta. L'artista continuò a lavorare alla serie fino alla sua morte, avvenuta nel 1778, realizzando otto tirature di questa seconda edizione. Tutte le edizioni successive dell'opera apparvero invece postume.

Siamo lieti di offrire una bella copia di Prima parte di Architettura e Prospettive di Piranesi , presentata nella seconda di sei edizioni e nella quinta di otto tirature, seguendo Robison. Come spesso accade negli esemplari della seconda edizione, nel presente volume le diciassette tavole della serie sono seguite da altre stampe, tratte da serie diverse.

Non era raro infatti che i viaggiatori del Grand Tour componessero in maniera autonoma e personale le proprie collezioni e, nel volume qui proposto, la Prima Parte è legata a un'altra opera significativa di Piranesi: una prima edizione della serie completa del suo prezioso manifesto di 'studio' storico delle antichità romane, Antichità Romane de' tempi della Repubblica, presentato nel primo stato, in una tiratura stampata probabilmente tra la fine degli anni Sessanta e l'inizio degli anni Settanta del Settecento.

L'ampia e ambiziosa Antichità Romane è una testimonianza della sensibilità artistica di Piranesi e della sua profonda conoscenza topografica di Roma, acquisita attraverso un intenso studio di prima mano nel corso degli anni. Con grande abilità e finezza, Piranesi bilancia composizioni intricate con una ricchezza di dettagli. “Dal lato puramente artistico non c'è niente di più attraente nell'opera di Piranesi di questa prima serie” (Hind). Mostrando una gamma di edifici straordinariamente ampia, l'architetto-incisore si prende delle libertà speciali sia nell'impostazione delle sue strutture che nella resa delle loro dimensioni, e spesso include anche figure per enfatizzare la loro grandezza e maestosità. Le immagini sono accompagnate da testi esplicativi dettagliati, in cui l'artista-archeologo colloca le rovine all'interno del più ampio contesto contemporaneo.

L' Antichità Romane rappresenta una pietra miliare nella storia dell'archeologia classica, un campo che aveva guadagnato popolarità dopo la scoperta di Pompei ed Ercolano. La serie aveva lo scopo di illustrare le tecniche di costruzione dei Romani, ma anche quelle decorative e ornamentali, ad uso dei disegnatori contemporanei e dei loro mecenati ed era stata pubblicata in quattro volumi, per un totale di oltre 250 immagini. Parte del progetto era anche quello di stabilire l'unicità dell'architettura romana, sottolineandone più le origini etrusche invece che non l'influenza dei modelli greci. La superiorità del patrimonio archeologico romano rispetto a quello greco era una questione particolarmente importante per Piranesi e su cui sarebbe tornato nel suo Della magnificenza ed architettura de' Romani, del 1761.

Nel frattempo aveva iniziato a lavorare a quella che sarebbe stata la sua serie più famosa, Le Vedute di Roma: ripresa nel 1747, anche per questa continuò a realizzare tavole fino alla morte. Le vedute della città e del paesaggio erano particolarmente apprezzate nel XVIII secolo poiché i viaggiatori del Grand Tour cercavano di ricordare i loro viaggi e dimostrare il loro prestigio con rappresentazioni di importanti siti culturali toccati durante il loro viaggio. Roma era sicuramente una delle tappe più importanti del Grand Tour e molti artisti cercavano di offrire ai suoi numerosi visitatori ricordi monumentali delle sue innumerevoli delizie culturali, sebbene quelle di Piranesi le superassero tutte.

Le sue composizioni, altamente originali e dinamiche, spesso giocano con la prospettiva e i drammatici contrasti di illuminazione, allo acopo di esaltare i punti di riferimento della Roma contemporanea e quelli dell'antica Roma. Un bell'esempio è la sua Veduta della Piazza di Monte Cavallo, dove Piranesi presenta il gruppo di edifici preposti all'alloggiamento dei diversi rami della burocrazia pontificia, in una chiave interpretativa fornita dall'artista stesso ai lati del titolo. Una manipolazione della prospettiva a due punti consente infatti di evidenziare la concentrazione del potere papale all'interno della piazza, oggi nota come Piazza del Quirinale, ma l'attenzione è soprattutto sulle colossali sculture al centro, che danno il titolo all'acquaforte così come, a questo punto, quello della piazza. Piranesi informa lo spettatore che queste due statue rappresentano Alessandro Magno che doma il suo cavallo Bucefalo, e ne attribuisce la creazione al famoso artista greco antico Fidia, il principale progettista del Partenone.

Mentre in questa veduta l'architettura moderna funge puramente da sfondo per la scultura antica, nella seconda delle due vedute della Fontana di Trevi è l'mpresa moderna ad essere al centro della scena. Qui si rappresenta magnificamente la più ambiziosa delle fontane barocche di Roma - progettata dall'architetto romano Nicola Salvi (1697-1751), amico di Piranesi nonché membro dell'Accademia degli Arcadi - che sorge dagli antichi terreni della Città Eterna . Le ombre pervadono le figure in primo piano, concentrando la luce sull'elaborata fontana e sulla magistrale opera idraulica che le permette di convogliare l'acqua dell'antica Acqua Vergine nella piazzetta. A causa della natura particolarmente angusta dell'ambiente, Piranesi fece sapiente ricorso ad una prospettiva sopraelevata per presentare la struttura in tutta la sua imponenza, ingrandendola ulteriormente nel suo contesto urbano.

Le Vedute di Piranesi furono un successo immediato e - mentre contribuivano a far ctrescere rapidamente la reputazione dell'artista - con la loro interpretazioni drammatica agirono profondamente nel plasmare la comprensione culturale di Roma e dell'antichità romana. Come dice Richard Wendor, "le opinioni di Piranesi su Roma hanno avuto un'influenza così profonda sull'immaginazione culturale della fine del XVIII secolo, infatti, le immagini stesse sono diventate l'ennesima sovrapposizione con cui l'occhio moderno dovrebbe fare i conti". (R. Wendor, “La doppia rovina di Piranesi”, p. 162). Nel suo Viaggio in Italia: 1786-1788 , Goethe osservò addirittura che i monumenti della città non erano stati all'altezza dell'immagine di Roma che Piranesi gli aveva fornito tramite le sue acqueforti.

Horace Walpole incoraggiò i suoi lettori a “studiare i sogni sublimi di Piranesi, che sembra aver concepito visioni di Roma al di là di ciò che si vantava anche nel meridiano del suo splendore ... Selvaggio come Salvator Rosa, feroce come Michele Angelo ed esuberante come Rubens , ha immaginato scene che avrebbero fatto sussultare la geometria e avrebbero esaurito le Indie per realizzarle. Ammucchia palazzi su ponti e templi su palazzi, e scala il cielo con montagne di edifici. Eppure che gusto nella sua sfrontatezza! Che grandezza nella sua natura selvaggia! che fatica e che pensiero sia nella sua avventatezza che nei dettagli!

Pur rilevando i vari elementi urbani che Piranesi raffigura in modo così influente nelle Vedute , Walpole - a cui è attribuita la stesura del primo romanzo gotico in assoluto (Il Castello di Otranto, pubblicato nel 1764) - fu probabilmente segnato e influenzato anche dalla sue Carceri d'Invenzione, un'impressionante e fantasiosa serie di incisioni a cui il nome di Piranesi è irrevocabilmente associato. In queste prigioni immaginarie, Piranesi offre drammatiche amalgamazioni di spazi occupati da archi, volte e scale che non portano da nessuna parte o che conducono dappertutto, attraverso giochi di prospettiva e visioni deformate, a creare oscuri anfratti e luoghi misteriosamente labirintici.

Come per le Vedute, Piranesi ha continuato a lungo a lavorare alla serie delle Carceri Questo primo stato di L'arco con ornamento di conchiglia presenta una versione meravigliosamente "semplificata" della famosa tavola, poiché la composizione è stata successivamente ampiamente modificata. Qui la relativa semplicità della composizione sottolinea l'audace originalità della visione di Piranesi, che fin dall'inizio mostra una grande volontà di andare oltre quanto ci si potrebbe aspettare.

L'eredità di Piranesi, tuttavia, non è affatto limitata alle oscure stanze del romanzo gotico, alle visioni di Roma o alla ricerca antiquaria di conoscenza e conservazione. Tra i molti percorsi tracciati dall'influenza della sua prodigiosa opera, si può riconoscere quello dell'interesse Romantico per le rovine e il frammento, i mondi "sogno" dei Surrealisti del XX secolo e più in generale quello dello studio della storia e della pratica dell'archeologia e dell'architettura. Di tale vastità e ampiezza è, ancora oggi, la gamma di immaginazione e informazioni catturate ed evocate nell'opera di Piranesi.

Nota del redattore: una versione precedente di questo articolo è stata pubblicata il 7 ottobre 2020.

Libera traduzione dell'articolo originale in lingua inglese di Julia Stimac dal Blog PrPh Rare Books

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