Manet e la rinascita dell'acquaforte

Manet e la rinascita dell'acquaforte

Siamo lieti di presentare una serie completa ed estremamente rara di 30 incisioni all'acquatinta di Édouard Manet (1832-1883), il "pittore della vita moderna" e "padre del modernismo".

Manet. Trente eaux-fortes originales è stato stampato a Parigi dal mercante d'arte, editore e collezionista svizzero Alfred Strölin. Le incisioni sono accompagnate da un'Introduzione e da un Indice dello scrittore e critico d'arte francese Théodore Duret, uno dei più grandi sostenitori di Manet; arricchisce l'opera un ritratto di Manet di Henri Fantin-Latour, tratto dalla celebre tela di quest'ultimo dal titolo Hommage à Delacroix .

I primi anni Serssanta dell'Ottocento furono un periodo critico per Manet e per l'arte moderna in generale. Come spiega bene Duret, è stata una fase in cui l'artista era più affascinato dai temi spagnoli e prendeva come soggetti le varie compagnie di strada che a Parigi offrivano intrattenimento con canti e balli. Ciò contribuì ad alimentare il suo interesse per la rappresentazione della vita quotidiana moderna.

Nel 1861, giovane artista di appena ventinove anni, Manet ricevette una menzione d'onore all'importantissimo Salon di Parigi con Le Guitarrero ("Il cantante spagnolo "), cui seguì una grande notorietà al Salon des Refusés del 1863, con lo scandaloso Déjeuner sur l 'erbe . Fama ancora maggiore gli procurò la sua Olympia quando fu esposta nel 1865. Queste e altre opere rafforzarono la reputazione di Manet come artista che aveva sfidato le convenzioni accademiche non solo in termini di ciò che doveva essere mostrato, ma anche di come doveva essere rappresentato.

Negli stessi anni del XIX secolo si riscoprì il mezzo dell'acquaforte. Questo "revival" - che durò dal 1850 al 1930 circa e fu particolarmente forte in Francia, in Inghilterra e negli Stati Uniti - fu alimentato dall'entusiasmo con cui gli artisti abbracciarono il mezzo espressivo come forma d'arte originale. Naturalmente già in passato c'erano stati grandi Maestri in questa tecnica, come Rembrandt e Goya, che ebbero una profonda influenza sugli artisti del revival, ma verso la metà del XIX secolo, l'acquaforte era vista principalmente come uno strumento per riprodurre i dipinti. Con Manet e la sua generazione, invece, gli artisti svilupparono un interesse specifico e iniziarono ad esplorarne le proprietà per creare opere d'arte non riproduttive e "originali".

Uno dei momenti più significativi della rinascita fu l'istituzione nel 1862 della Société des Aquafortistes, di cui Manet fu membro fondatore. La Società, che mirava a promuovere l'acquaforte sia tra gli artisti che verso il pubblico, fu fondata su sollecitazione ed iniziativa dell'abile incisore Alphonse Legros. Come con altri pittori, anche Manet si unì alla Società sebbene come 'principiante' e del tutto nuovo alle arti grafiche, e fu proprio Legros che gli insegnò le basi. Anche Félix Bracquemond fu una figura importante in questo processo di 'apprendistato', un consulente tecnico che lo aiutò a sviluppare le sue abilità nel mezzo.

Il concetto di “originalità” è sempre intrigante quando si parla di Manet. La sua opera pittorica è ricca di citazioni e allusioni ad altre importanti opere d'arte coinsiderate canoniche. In effetti, uno dei tanti talenti di Manet stava proprio nel modo in cui affrontava tali soggetti per rinfrescarli e rappresentarli secondo nuovi 'canoni', come nella celeberrima Olympia, che riprende - stravolgendola - la Venere di Urbino di Tiziano (e in generale tutta la storia dei nudi).

Data la riproducibilità che caratterizza l'acquaforte e il suo potenziale per esplorare "nuovi" modi di produrre immagini, ha ancora più senso interrogarsi sul principio e sul concetto di 'originalità' in relazione al lavoro di Manet con questo mezzo. In effetti, molte delle sue incisioni si riferiscono a dipinti, sia suoi che di altri artisti che ammirava, e la serie qui presentata è un vero e proprio viaggio attraverso la sua mente, dove personaggi familiari dei suoi dipinti si trasformano e riappaiono in nuove forme e nuovi spazi.

Alcune di queste incisioni seguono veramente da vicino i propri 'predecessori' dipinti, come con The Dead Toreador (1867-1868) o le due versioni della celebre Olympia , una piccola e una più grande, entrambe del 1867. Queste presentano però anche sottili differenze che possono diventare - a fronte di una analisi attenta - piuttosto significative . Ad esempio, nella tavola più grande le labbra della modella sembrano aprirsi leggermente, favorendo l'indirizzo "scioccante" della tela dipinta di qualche anno prima. La modellazione del corpo rosulta invece ancora 'trattenuta' e Manet sembra concentrarsi sulla creazione di forti contrasti, con un'enfasi che porta a una resa delle lenzuola in primo piano che si potrebbe definire quasi 'proto-cubista'. Nella tavola più piccola, l'artista ritaglia gran parte dell'ambiente circostante e ammorbidisce l'intera rappresentazione, addolcendo letteralmente le curve della donna e chiudendole le labbra. Questa piccola incisione è stata inclusa nel libretto di Émile Zola Édouard Manet, Étude biographique et critique , pubblicato nel 1867 in occasione della mostra personale di Manet nel maggio dello stesso anno.

Un'altra "copia" intrigante è un'incisione eseguita da Manet dell'importante pittrice impressionista Berthe Morisot, la cui opera influenzò significativamente Manet stessa. L'acquaforte fu eseguita nel 1872, probabilmente subito dopo il ben più famoso dipinto con lo stesso soggetto ora al Musée d'Orsay (Berthe Morisot au bouquet de violettes, 1872).

Entrambe le opere presentano la donna in abito da lutto nero, ma nella versione dipinta - per sviluppare un senso di intimità e accessibilità - l'artista fonde trame burrose, un incantevole gioco di luci e la scelta emotiva di rappresentare i grandi occhi spalancati. Nell'incisione l'abbigliamento da lutto di Berthe Morisot viene investito di una maggiore profondità emotiva, la figura è mostrata leggermente protesa in avanti e i suoi occhi scuri passano da invitanti a penetranti. Nella realtà gli occhi dell'artista erano verdi, ma Manet vi trovava chiaramente molto spazio per sperimentare l'emotività. Passando dal marrone del dipinto al nero dell'acquaforte, il delicato gioco di luci diventa più brusco e l'ombra divide letteralmente il viso in bianco e nero.

Alcune incisioni alludono anche a opere di altri artisti che Manet ammirava. Un bell'esempio nella raccolta che qui presentiamo è una meravigliosa tavola che si basa sull'Infanta Maria Margarita di Diego Velázquezdel dipinta nel 1654, ora al Louvre.

Realizzata tra il 1862 e il 1864, l'acquaforte mostra un'iniziale padronanza del mezzo da parte dell'artista, imopegnato ad esplorare vari modi e soluzioni per suggerire trama, spazio e forma attraverso sistemi di linee sempre più raffinati. Particolarmente efficace risulta qui il sorprendente contrasto tra lo sfondo densamente tratteggiato, i capelli scarsamente striati e le poche linee nervose, utilizzate per suggerire la forma e i dettagli del sontuoso vestito dell'Infanta. Si pensa che questa acquaforte riprenda un dipinto di Manet andato perduto o distrutto, rendendola così una preziosa documentazione dell'opera dell'artista e un eccellente studio del mezzo espressivo dell'acquaforte.

Altri ritratti inclusi nel portfolio vanno anche oltre, come ad esempio quelli di Charles Baudelaire ed Eva Gonzalès. Il primo è tratto dalla tela di Manet del 1862 , Musica nei giardini delle Tuileries , la sua prima grande opera a rappresentare la vita cittadina moderna. Qui Baudelaire, che della vita 'moderna' era il poeta, è raffigurato dietro la donna più a sinistra della coppia di donne in abiti giallo crema e cuffie bordate di blu.

Nella versione incisa il suo non è più un volto (celebrato) tra la folla: l'acquaforte astrae e perfeziona il profilo di Baudelaire con linee corte ed essenziali, altamente suggestive del particolare marchio di nervosa eleganza che lo contraddistingueva.

Alcune tavole non hanno alcuna relazione con i dipinti di Manet (o di chiunque altro) e sembravano essere motivati esclusivamente da una curiosa esplorazione e scoperta delle possibilità del mezzo. A questo propositola Queue devant la boucherie (1870-1871) offre un meraviglioso gioco caleidoscopico di motivi e forme, mentre ombrelli astratti danzano sopra le teste delle donne in attesa in fila davanti alla bottega del macellaio.

Una baionetta che si alza nella parte posteriore è, tuttavia, un chiaro promemoria della realtà a cui la scena riporta. Manet aveva fatto parte della Guardia Nazionale al tempo dell'assedio prussiano nel 1870 e ben ricordava le devastazioni che la guerra aveva portato, a partire dalle conseguenza sulla vita della popolazione: “[Le] macellerie aprono solo tre volte a settimana, e ci sono code davanti alle loro porte da le quattro del mattino, e l'ultimo della fila non riceve niente".

Dai toni decisamente più spensierati è Cats (1868-1869), che mostra tre gatti in uno spazio non correlato e un'asimmetria compositiva ispirata alle stampe giapponesi popolari dell'epoca. Qui Manet non solo mette in evidenza l'affascinante capacità dei gatti di contorcersi, senza sforzo, fino a formare palline perfette, ma usa tale espediente per giocare con la capacità della linea di suggerire la forma. Mentre un gatto è densamente ricoperto di linee incise, con solo una leggera variazione nella densità per creare forma, gli altri due animali sono effettivamente resi principalmente attraverso brevi tratti limitati ai loro contorni. Sembra che alcune prove di questa lastra siano state stampate proprio quando fu completata, ma la tavola non fu mai effettivamente pubblicata durante la vita di Manet. Apparve invece postuma in tre edizioni: l'edizione Gennevilliers del 1890 comprendente circa 30 impressioni; l'edizione Dumont del 1894 sempre di 30, stampata su carta blu-verde; e questa edizione Strölin del 1905 di 100 esemplari.

L'ultima acquaforte inclusa nell'edizione è Jeanne , datata 1882, l'ultima tavola inciosa mai prodotta da Manet.

Segue da vicino Jeanne (1881), un ritratto dell'attrice Jeanne Demarsy. Insieme a Le Bar a le Folies-Bergère, è stato l'ultimo dipinto che l'artista abbia mai esposto, essendo i due presenti insieme al Salon del 1882. È un'inclusione importante nel portfolio pubblicato da Strölin, non solo per il suo ritardo cronologico rispetto alle altre tavole e per il fatto di essere l'opera finale di Manet incisore, ma anche per il significato e il valore che essa ha nel definire il posto di Manet nella storia dell'arte. Come ben attesta l'edizione Strölin delle incisioni di Manet, l'artista ha continuato a sfidare le convenzioni accademiche di forma e contenuto, ma sempre con una profonda dedizione all'Arte stessa, sia nelle sue possibilità che nella sua storia. In tutta la sua miriade di esperimenti e revisioni, ha infatti sempre costantemente cercato il riconoscimento dell'istituzione ufficiale del Salon...ed esso arrivò finalmente proprio alla fine della sua breve vita. Nel 1881 ricevette una medaglia di seconda classe al Salon e fu inserito nella Legion d'Onore Nazionale,

Queste sono solo alcune delle affascinanti opere incluse nel portfolio di Strölin, che offre un'eccellente rappresentazione della varietà e della profondità dell'arte di Manet negli ultimi decenni della sua vita. Tra il 1860 e il 1882 egli produsse circa 100 stampe (73 acqueforti e 26 litografie); sebbene alcune di queste siano state incluse in progetti relativi alla Société des Aquafortistes, molte altre sono state pubblicate soltanto dopo la sua scomparsa. Alla morte dell'artista, nel 1883, tra le sue proprietà furono censite trenta tavole incise, che divennero poi proprietà di sua moglie, Suzanne. Nel 1890 la vedova stampò una trentina di impressioni di 23 di queste (comprese altre 13 inedite) a Gennevilliers, dove Manet aveva trascorso l'estate a casa della sua famiglia. Gli originali di queste 23 tavole, insieme ad altre 7, furono poi ceduti al commerciante e stampatore Louis Dumont, che pubblicò allo stesso modo trenta impressioni di ciascuna delle trenta tavole. In qualità di successore di Dumont, le lastre passarono poi nelle mani di Alfred Strölin, responsabile dell'edizione attuale, di cui furono stampate 100 copie.

A parte le impressioni contemporanee conosciute solo in un piccolo numero di copie, le tavole dell'edizione Strölin sono generalmente considerate le più desiderabili, poiché quelle delle edizioni precedenti sono spesso scarsamente inchiostrate. C'è inoltre un altro dettaglio che le rende particolarmente importanti: dopo aver completato la tiratura, Strölin distrusse tutti i rami di rame praticandovi dei fori, assicurandosi così che le sue sarebbero state le ultime stampe estratte dalle lastre di Manet.

Libera traduzione dall'originale di Julia Stimac sul Blog PrPh Rare Books https://www.prphbooks.com/blog/manet-2

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